PGA Italiana seconda nell’Inernatiinal Team Championship

In Algarve il meeting annuale, tra congresso, riconoscimenti e campionato a squadre

Penina Hotel & Golf Resort, Portogallo, 3-5 dicembre 2019

Milano, 6 dicembre 2019. Al Penina Hotel & Golf Resort, in Algarve (Portogallo), si e concluso il Meeting della neonata Confederation of Professional Golf (CPG), già PGA of Europe. Tre giorni e un ricco menu, con il campionato internazionale a squadre e il congresso annuale, la sfida sul campo e l’incontro tra le esperienze di 32 PGA nazionali (in rappresentanza di 12.700 professionisti) riunite sotto il cappello dell’Associazione. L’Italia ha brillato, protagonista in campo e fuori. Ha conquistato la medaglia d’argento con il suo team di giocatori composto da Andrea Rota, Gregory Molteni e Mauro Bianco. Ha raccontato la propria esperienza, con un focus sull’attività agonistica dell’Associazione (che cura un calendario annuale di cinque campionati e 130 pro-am), nell’intervento del suo presidente Filippo Barbè. Il quale, con l’occasione, è stato rieletto nel Consiglio di CPG (di cui è membro dal 2015) per i prossimi cinque anni.
E ancora, PGA Italiana ha visto assegnato il prestigioso John Jacobs Award for Teaching and Coaching, al suo associato Sergio Bertaina. Che ha così commentato: «Ho conosciuto John Jacobs nei primi anni della mia carriera partecipando ai suoi corsi e ho sempre avuto molta stima della persona e del maestro; sono dunque particolarmente fiero di questo riconoscimento che porta il suo nome». Sergio Bertaina è professionista e socio di PGA Italiana dal 1980, una partenza da giocatore ma quasi subito anche insegnante: quarant’anni di esperienza e una sola casa, il Golf Torino, oltre cinquanta titoli italiani conquistati con i suoi allievi, due argenti europei con le squadre nazionali (che ha allenato dal 1994 al Duemila) e, tra tanti ottimi giocatori, due bambini cresciuti ad arte, Francesco ed Edoardo Molinari.

Miglior risultato di sempre il secondo posto parimerito ottenuto dalla squadra italiana nell’International Team Championship (edizione numero 32), sul tracciato del Penina Resort: il primo realizzato in questa regione nel 1966 per mano di Sir Henry Cotton, tre volte vincitore dell’Open britannico, con tee shot stretti tra gli alberi, par 5 dove attaccare, par 3 lunghi e ben difesi. Qui sono scese in campo (tre giri per 54 buche, i due score migliori di ogni giornata) le selezioni nazionali di giocatori con una prevalente attività di insegnamento. Mauro Bianco, Gregory Molteni e Andrea Rota sono partiti forte, chiudendo il primo round in terza posizione in compagnia di Belgio, Germania e Spagna (- 1), un colpo alle spalle della Svizzera (-2) e due dietro l’Olanda (-3). Quest’ultimo team, con Ralph Miller, Mark Reynolds e Ruben Wechgelaer, non ha perso la leadership il secondo giorno quando i professionisti italiani hanno attaccato segnando il miglior score di giornata, sette colpi sotto il par del campo, portandosi a ridosso di misura e vicini inseguitori da soli. Ma l’Olanda non ha perso tempo nel finale, incrementando il vantaggio già dalle prime buche, le più insidiose, e andando poi a vincere la gara con margine. Così Andrea Rota: «Non siamo riusciti a mettere pressione ai diretti avversari, soprattutto perché il putt non è stato all’altezza del gioco lungo, invece molto buono. Sulle seconde nove avevamo recuperato qualcosa, ma non abbastanza; rimane un po’ di rammarico per essere stati a un passo dalla vittoria, ma ci riproveremo». Individualmente, Gregory Molteni si è piazzato quarto con 215 (70-72-73, -4), nono Andrea Rota con 218 (75-71-72, -1) e quattordicesimo Mauro Bianco con 221 (77-68-76, +2). A vincere il titolo dell’I.T.C. Shield, in palio per le PGA più piccole (meno di cento iscritti), è stata la Slovacchia.


Milano, 3 dicembre 2019. Per il futuro del golf e per una sfida di squadra, 32 nazioni per 12.700 professionisti rappresentati, si riuniscono in Algarve sotto il cappello della neonata Confederation of Professional Golf (CPG), non più PGA of Europe. Un nome nuovo, la volontà di mantenere identità ed elementi costitutivi dei suoi trent’anni di storia, focus strategici diversi per il futuro, sui principi guida di condivisione, collaborazione e sviluppo. «La forza di un collettivo più unito è destinata a incrementare l’impatto nazionale e internazionale di ogni singola PGA, beneficiando inoltre di economie di scala capaci di ottimizzare opportunità commerciali e di sviluppo per i singoli e per l’intero settore», ha detto Ian Randell,

Da ricordare che CPG è il solo membro del Ryder Cup European Development Trust, dedicato allo sviluppo del golf; dal 2004 ha sostenuto 35
progetti in 30 nazioni, investendo due milioni e mezzo di euro.
membro del consiglio di CPG. In chiusura dei lavori, vendono poi attribuiti i riconoscimenti professionali dell’anno.
Intanto, in campo, l’International Team Championship, propone la sua sfida numero 31: quest’anno sono 18 le nazioni che schierano i loro giocatori migliori. Rigorosamente Maestri. Per accedere al campionato non bisogna aver giocato oltre quattro gare in un qualsiasi tour nelle ultime due stagioni (sei per i circuiti Satellite e Seniores). E poi occorre un brillante risultato stagionale. Così il team Italia vede in campo Andrea Rota (vincitore del Campionato Maestri), Gregory Molteni (miglior Pro «non giocatore» nell’ordine di
amministratore delegato di CPG. Sul tavolo del Congresso il nuovo
progetto di digitalizzazione insieme a molti altri temi di formazione professionale: aspetti
commerciali (dall’e-commerce ai modelli di partnership), pratiche di governance (con il
ruolo femminile in primo piano), sviluppo del gioco (dal nuovo sistema di handicap a nuovi
format di gara, al settore giovanile).
dunque, che le Associazioni nazionali hanno qui l’opportunità di condividere. Tra i relatori
anche il presidente di PGA Italiana Filippo Barbè, che dal 2015 è membro del consiglio di CPG. In chiusura dei lavori, vendono poi attribuiti i riconoscimenti professionali dell’anno.
Intanto, in campo, l’International Team Championship, propone la sua sfida numero 31: quest’anno sono 18 le nazioni che schierano i loro giocatori migliori. Rigorosamente Maestri. Per accedere al campionato non bisogna aver giocato oltre quattro gare in un qualsiasi tour nelle ultime due stagioni (sei per i circuiti Satellite e Seniores). E poi occorre un brillante risultato stagionale. Così il team Italia vede in campo Andrea Rota (vincitore del Campionato Maestri), Gregory Molteni (miglior Pro «non giocatore» nell’ordine di merito nazionale 2019), Mauro Bianco (da piazzamento nel PGAI Championship). Gli ultimi due al debutto in questa gara. Il format prevede tre giri (54 buche) sul Championship Course del Penina Hotel & Golf Resort, in Algarve (Portogallo), primo tracciato da gara realizzato in questa regione: era il 1966 e la mano quella di Sir Henry Cotton, tre volte vincitore dell’Open britannico. A comporre il risultato finale saranno i due score migliori di ciascuna giornata. Il montepremi è di 21.600 euro, di cui 4.500 al team vincitore. Contemporaneamente si gioca per l’I.T.C. Shield, titolo a disposizione delle PGA più piccole ed emergenti. A difendere il titolo è la Germania, che in Grecia un anno fa aveva preceduto Olanda e Inghilterra.

Mauro Bianco
Nato a Sanremo, 59 anni, figlio d’arte, è stato un ottimo giocatore dilettante (suoi i titoli Cadetti 1977, Juniores 1980, assoluti Medal e Internazionali di Svizzera 1982), nelle fila della nazionale per i campionati del mondo ed europei dei primi anni Ottanta. Da Pro ha giocato per tre stagioni nel circuito europeo maggiore (1985-1987), quindi nel Challenge Tour per sette anni e, più avanti, nel Senior Tour (2014-2015). Nel frattempo insegna, prima a Sanremo, poi titolare a Bologna (1995-2016), ora al Riviera Golf di Rimini. Vince due volte il campionato Maestri di PGA Italiana (2006-2008) e tre volte il Senior (2013-2017-2019), l’ultimo proprio a Sanremo lo scorso novembre.

Gregory Molteni
Comasco, 37 anni, professionista dal 2003 e subito impegnato in campo internazionale: sedici anni di gare principalmente nell’Alps Tour, a tempo pieno nel Challenge dal 2008 al 2010, con qualche incursione nel circuito europeo maggiore. Tanti piazzamenti, ma la prima vittoria nell’Alps è arrivata lo scorso giugno in Puglia nell’Acaya Open. Dedicata al padre Pietro, professionista a suo tempo giocatore. Intanto ha iniziato a insegnare. Ha vinto un Campionato di PGA Italiana (Bergamo 2004), un Doppio dell’Associazione (con Marco Soffietti, Menaggio 2007), un campionato Nazionale Open (Margara 2005).

Andrea Rota
Trentatre anni, nato a Bergamo e cresciuto sulle buche dell’Albenza, è pro dal 2005. Una carriera nell’Alps Tour dove la stagione migliore è stata quella del 2012 (sedicesimo nella money list). Poi quattro anni di Challenge inseguendo anche la carta per il tour maggiore. Il primo successo arriva nel 2016 con il campionato di PGA Italiana (Villa Carolina). Inizia a insegnare al golf di Bergamo, sfiora il titolo di campione Maestri nel 2018 e lo vince quest’anno al Molinetto di Milano.